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Cos'è un ghiacciaio? |
In glaciologia un ghiacciaio è una grande massa di ghiaccio delle regioni montane e polari,
appartenente alle formazioni nevose perenni, adunata negli avvallamenti, formatasi dalle nevi
sotto l'azione del gelo e scorrente lentissimamente verso il basso per gravità.
Nel tempo la neve, si accumula al di sopra di una quota detta "Limite delle nevi permanenti", al di sotto questa quota tutta la neve caduta fonde nel corso dell'anno,
mentre al di sopra di essa i fiocchi di neve soffici e leggerissimi si
accumulano e si compattano sotto l'azione del proprio peso.
La completa trasformazione in ghiaccio è un processo molto lento che può
richiere anche più di un secolo.
La sua formazione avviene principalmente in tre fasi: prima la neve compattata assume una forma granulosa
(0,3g/cm3), poi dopo circa un anno passa ad uno stato intermedio
chiamato "Firn" (0,5g/cm3), dove assume la durezza e la compattezza
del ghiaccio, ma solo dopo molti anni si trasforma in "ghiaccio glaciale"
(0,9g/cm3) molto duro e pesante.
Proprio per la sua pesantezza il ghiaccio tende a scivolare verso il basso
trascinando con sè vari detriti che erodono la roccia creando le tipiche valli a
forma di U.
Si pensa che 20.000 anni fa i ghiacciai ricoprissero circa il 32% delle terre emerse, mentre attualmente
occupano solo il 10% della superficie terrestre ma costituiscono comunque di gran lunga il più grande serbatoio d'acqua dolce sulla Terra.
I ghiacciai attuali possono essere visti come il residuo delle precedenti ere glaciali.
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Il Ghiacciaio dell'Aletsch in Svizzera, il più esteso delle Alpi
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I ghiacciai delle Alpi |
Sulle Alpi sono presenti più di 5000 ghiacciai, definiti generalmente di tipo "Alpino", ovvero con un bacino collettore
ed una lingua glaciale che scende verso valle.
Si trovano principalmente a ridosso delle montagne che superano i 4000 metri, e
con la loro estensione occupano in totale una superficie di circa 3000
chilometri quadrati. Il 46% dei ghiacciai alpini si trova in Svizzera.
I ghiacciai più grandi si trovano nel massiccio del Monte Bianco, in quello del Monte Rosa, del Gran Paradiso, sulle Alpi Bernesi e nel Massiccio del Bernina.
Il più grande di tutto l'arco alpino è il Ghiacciaio dell'Aletsch nelle Alpi Bernesi, in Svizzera,
che copre una superficie di oltre 120 chilometri quadrati, mentre in Italia il
più grande è quello dell'Adamello, in alta Val Camonica, con una superficie di
circa 17 chilometri quadrati.
In Italia ci sono circa 800 ghiacciai disposti su 600 chilometri quadrati, tra
cui, oltre al già citato ghiacciaio dell'Adamello, il ghiacciaio dei Forni che
si estende per poco più di 11 chilometri quadrati tra le valli di Valfurva e
Valtellina.
Il ghiacciaio dei Forni è il più grande ghiacciaio vallivo italiano, con questo
termine si indica un ghiacciaio la cui lingua fluisce nella valle principale.
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Il Ghiacciaio del Cevedale
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Il ritiro dei ghiacciai dal 1850 |
La recessione o il ritiro dei ghiacciai dal 1850 influisce sulla disponibilità di acqua fresca per l'irrigazione e per uso domestico, sulle escursioni in montagna, su animali e piante che dipendono dalla fusione del ghiacciaio e, a lungo termine, sul livello degli oceani. Studiato dai glaciologi, la coincidenza del ritiro del ghiacciaio con l'aumento di gas serra atmosferici è spesso citato a sostegno probatorio del riscaldamento globale.
Le catene montuose di media latitudine come l'Himalaya, le Alpi, le Montagne Rocciose, la Catena delle Cascate e le Ande meridionali, non escluse le vette tropicali isolate come il Kilimangiaro in Africa, stanno mostrando i segni della più grande perdita glaciale.
La "piccola era glaciale" copriva l'arco di tempo che va da circa il 1550 fino
al 1850 quando il mondo sperimentò temperature relativamente più fredde rispetto
a quelle attuali. Successivamente, fino a circa il 1940, i ghiacciai in tutto il
mondo si ritirarono in quanto il clima sostanzialmente si andava riscaldando. Il
ritiro glaciale rallentò e addirittura mutò temporanemente tendenza, in molti
casi, tra il 1950 e il 1980 come se ci fosse stato un leggero raffreddamento
globale, ma dal 1980 in poi, un significativo riscaldamento globale ha portato
ad una recessione dei ghiacciai sempre più rapida e onnipresente, in modo così
forte che alcuni ghiacciai sono scomparsi completamente, e l'esistenza nel mondo
di un gran numero di quelli rimasti è minacciata.
La continua regressione dei ghiacciai avrà un certo numero di diversi impatti
quantitativi. Nelle regioni fortemente dipendenti dal deflusso dei ghiacciai,
che fondono durante i mesi estivi più caldi, il persistere dell'attuale
regressione alla fine esaurirà il ghiaccio glaciale riducendo sostanzialmente o
addirittura eliminandone il deflusso. Una sua riduzione influenzerà la capacità
di irrigare colture e diminuirà la portata dei corsi d'acqua in estate necessari
a riempire gli invasi delle riserve d'acqua potabile. Questa situazione è
particolarmente grave per l'irrigazione nel Sud America, dove i numerosi laghi
artificiali vengono riempiti quasi esclusivamente dalla fusione glaciale. Anche
le nazioni dell'Asia centrale sono state storicamente dipendenti dall'acqua di
disgelo stagionale dei ghiacciai per l'irrigazione e l'approvvigionamento
potabile. Inoltre, in Norvegia, nelle Alpi e nel Pacifico Nord-occidentale del
Nord America, il deflusso del ghiacciaio è importante per produrre energia
idroelettrica.
A questa regressione si è cercato di porre rimedio rallentando in qualche modo
la perdita dei ghiacciai alpini. Per ritardare la fusione dei ghiacciai in uso
da alcune stazioni sciistiche austriache, parte dei ghiacciai Stubai e Pitztal
sono stati parzialmente coperti con plastica. Anche in Svizzera vengono
utilizzati teli di plastica per ridurre la fusione del ghiaccio nelle piste da
sci. Mentre i ghiacciai coperti con fogli di plastica possono essere un
vantaggio per le stazioni sciistiche su piccola scala, questa pratica non può
essere economicamente fattibile su scala molto più vasta.
Cosa possiamo fare quindi per ridurre la recessione dei ghiacciai? A questa
domanda non si può rispondere con certezza, ma sappiamo con certezza che la
recessione dei ghiacciai è dovuta principalmente al fenomeno del "riscaldamento
globale" a sua volta causato sostanzialmente all'eccessiva immissione di CO2
nell'aria. Dovremmo quindi cercare di ridurre le emissioni di CO2
evitando gli sprechi d'energia elettrica, cercando di produrla utilizzando
sistemi puliti, proteggendo le foreste impedendone il disboscamento e così,
forse, riusciremo ad invertire la tendenza al riscaldamento globale. |
Il Ghiacciaio di Solda nel 1905 e nel 2002
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